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INTERVISTA ESCLUSIVA A YUKI SERINO

Ott 31, 2025 | Intervista, Stagione concertistica

Abbiamo intervistato Yuki Serino che, con Martin Nöbauer, sarà in concerto mercoledì 5 novembre 2025 alle ore 19.30 al Teatro Toniolo.
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Che età avevi quando hai iniziato a suonare il violino e come ti sei appassionata a questo strumento?

Essendo cresciuta in una famiglia di musicisti e avendo vissuto immersa nella musica fin dalla nascita, ho iniziato a suonare il violino all’età di 2 anni. All’inizio era un gioco, un modo naturale di esplorare ciò che mi circondava, ma ben presto mi sono resa conto che questo strumento sarebbe diventato tutto ciò di cui avrei avuto bisogno, per il resto della mia vita.
La frase “esprimere le emozioni attraverso la musica”, spesso ripetuta dai musicisti intorno a me, mi colpiva profondamente sin dai primi anni. È stato proprio il desiderio di comunicare e di raccontare qualcosa attraverso il suono che mi ha spinta ad impegnarmi con grande dedizione.

 

Quale è stato il tuo percorso di studi finora? Quali sono state le maggiori difficoltà e le maggiori soddisfazioni che hai incontrato?

Per i primi 10 anni ho studiato con mia madre, cosa piuttosto rara, dato che di solito il rapporto madre-figlia può essere delicato. Nel nostro caso, invece, nonostante le difficoltà, è sempre stato un rapporto sano. Mi ha fatto esplorare la musica credo nel modo più giusto: con grande passione, dedizione, responsabilità, determinazione… Facendomi già capire quale sarebbe stata la vita che mi aspettava.
Successivamente, ho scelto di proseguire i miei studi con il Mo Georg Egger, una delle figure che ammiro di più. E’ stato lui a trasmettermi con più forza il significato profondo dell’essere musicista: la ricerca interiore, l’attenzione al minimo dettaglio, l’eleganza, l’impegno costante nel comprendere il senso profondo di ogni figura musicale… È stata una fase fondamentale della mia formazione.
In quegli stessi anni ho avuto l’opportunità di seguire un corso con il Mo Giuliano Carmignola, musicista che ho sempre stimato fin da bambina. Con lui ho approfondito il repertorio di musica antica, un ambito che continuo a coltivare con grande interesse tutt’ora. All’età di 14 anni mi sono trasferita a Salisburgo, in Austria, per studiare al Mozarteum con il Mo Pierre Amoyal, altro solista di fama internazionale. Con lui ho iniziato ad affrontare gli aspetti più complessi della carriera: oltre alla disciplina necessaria e alla costanza, anche le difficoltà emotive e personali che accompagnano spesso il percorso di un musicista. È stato un periodo di grande crescita personale

 

Il Maestro Brunello ti ha affidato la direzione artistica di un progetto triennale su Beethoven, come ti senti a riguardo?

Il progetto di eseguire tutte le dieci sonate per violino e pianoforte di Beethoven con strumenti d’epoca è un sogno che coltivo da molti anni. Ho sempre desiderato affrontare questo repertorio con corde di budello, accordatura a 430 Hz e fortepiano, nella convinzione che questi strumenti possano offrire una prospettiva sonora più vicina all’idea originale del compositore.
Quando il Maestro Mario Brunello mi ha proposto di realizzare un concerto all’anno per tre anni consecutivi (2025, 2026 e 2027, anno in cui ricorre il bicentenario della morte di Beethoven), ho sentito che questa era l’occasione giusta per dare vita a un progetto a cui tengo profondamente. È un grande onore ricevere la sua fiducia e poter condividere questo percorso con il pubblico.

 

Puoi raccontarci di più sul progetto che hai ideato e sul programma musicale di questo primo appuntamento?

Il progetto prevede l’esecuzione integrale delle dieci sonate per violino e pianoforte di Beethoven in un arco di tre anni, utilizzando strumenti d’epoca per restituire al meglio la tavolozza timbrica e l’equilibrio sonoro immaginato dal compositore.
In questo primo appuntamento proporremo le prime quattro sonate: le tre Sonate op. 12 n. 1, 2 e 3, dedicate ad Antonio Salieri, e la Sonata op. 23.
Le Sonate op. 12 ci mostrano un Beethoven giovane ma già innovativo, che tratta il violino e il pianoforte in modo paritario e introduce elementi di brillantezza e originalità.
Con la Sonata op. 23 si apre invece una nuova fase espressiva: i toni diventano più drammatici, la scrittura si fa più audace, e l’intensità emotiva cresce, anticipando molte delle caratteristiche del Beethoven maturo.
Questo progetto vuole essere non solo un percorso musicale, ma anche un’esperienza di approfondimento storico ed emotivo, capace di coinvolgere il pubblico in modo profondo e autentico.

 

Suonerai assieme a Martin Nöbauer, come vi siete conosciuti?

La collaborazione con Martin è nata in modo del tutto inaspettato. In quel periodo si stava preparando per il Concorso Chopin per strumenti storici e, per prepararsi al meglio, aveva organizzato un concerto in cui eseguiva il Concerto n. 1 di Chopin accompagnato da un quintetto d’archi.
Io ero in Giappone per dei concerti e non potei partecipare, ma ricordo di avergli scritto: «Perché non leggiamo qualcosa insieme quando torno?».
Era molto impegnato in quel periodo, e la prima risposta ricordo che fu «Sono davvero impegnato…» come per dire «Adesso non riesco proprio».
Mi aspettavo il classico “ne riparliamo più avanti”, e invece mi sorprese con un: «Beh! A inizio settimana prossima possiamo vederci!».
Siccome avremmo provato una Sonata che lui non aveva mai suonato e che io non riprendevo in mano da mesi: mi sono messa a studiare di corsa!
Con Martin, oltre a una profonda intesa musicale (qualcosa che a parole è difficile descrivere) ci lega la “fame” di conoscere, ricercare, imparare, provare e studiare a qualsiasi ora: la mattina presto, la sera tardi, nei periodi più impegnativi… È proprio questa condivisione di entusiasmo e dedizione che rende la nostra collaborazione così naturale e stimolante.

 

La mattina del concerto terrete una prova aperta per le scuole del territorio, dove saranno presenti bambine e bambini della scuola primaria e secondaria di primo grado. Cosa pensi che possa aiutare ad avvicinare le nuove generazioni alla musica classica?

La musica classica, spesso vista come qualcosa di “adulto” o distante, può in realtà parlare in modo diretto anche ai bambini. Non ha bisogno di parole complicate o di spiegazioni lunghe: se è autentica, arriva dritta al cuore.
Durante la prova aperta, suoneremo con la stessa serietà e la stessa emozione che mettiamo in un concerto serale. Perché i bambini sentono tutto: l’energia, la verità, la passione.
E se anche uno solo di loro porterà con sé un ricordo, un’emozione, una scintilla… allora il nostro compito sarà riuscito.